Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato stanziato un budget di 5 miliardi di euro per la missione 6 1.2.1, che si occupa di potenziare l’assistenza domiciliare per garantire una maggiore cura e attenzione alle persone anziane. Tuttavia, questa iniziativa sembra essere priva di prospettive per il futuro, dal momento che non sono previsti ulteriori interventi dopo il 2026.
Inoltre, nonostante il finanziamento, si stima che il PNRR riuscirà a garantire solo un aumento del 10% del supporto alle persone over 65 rispetto alla situazione attuale. Inoltre, vi è un deficit di personale infermieristico pari a 240.000 unità entro il 2030, il che rappresenta una criticità enorme per il sistema di assistenza sanitaria domiciliare.
È, pertanto, di fondamentale importanza concentrare gli sforzi nel potenziamento dell’assistenza domiciliare e delle strategie di prossimità, a partire dalla formazione del personale infermieristico e medico e dalla creazione di incentivi per attrarre nuove risorse nel settore.
Inoltre, sarebbe auspicabile la creazione di una rete di collaborazione tra pubblico e privato per abbattere le barriere burocratiche e consentire agli infermieri di dedicare più tempo all’assistenza domiciliare e territoriale. Questa, tuttavia, richiede una visione a lungo termine e una maggiore coraggio da parte delle istituzioni, che dovrebbero agire in modo deciso per garantire il benessere sociale ed economico dei cittadini anziani e delle loro famiglie.
Si potrebbe pensare ad un sistema di assistenza integrato che miri a limitare il ricorso ai ricoveri in ospedale solo ai casi strettamente necessari, facendo affidamento invece sulle cure domiciliari e su una rete di assistenza che si prenda cura non solo dei bisogni sanitari, ma anche della persona nella sua totalità, tenendo conto dell’importanza delle relazioni umane. È infatti risaputo che la solitudine può portare alla malattia, ed è quindi necessario evitare l’atteggiamento di rassegnazione che spesso si riscontra di fronte all’anzianità.
Nell’assistenza domiciliare sono necessarie figure professionali altamente specializzate, che richiedono una formazione adeguata. Secondo stime preliminari della Commissione, servirebbero almeno 100mila nuovi posti di lavoro per soddisfare la richiesta di un personale altamente specializzato. In questo senso, la riforma dell’assistenza domiciliare rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione che ci permetterebbe di adeguarci ai tempi e di far fronte ai bisogni crescenti della popolazione anziana.
Attualmente, l’assistenza domiciliare prevede solo 17 ore settimanali di presenza infermieristica, una cifra nettamente insufficiente. Per questo, oltre a ripensare la presa in carico degli anziani, è necessario inventare una nuova filiera di assistenza che preveda una continuità assistenziale che parta dalla domiciliarità.